giovedì 20 ottobre 2016

CONSIGLIO COMUNALE APERTO SUL REFERENDUM PERUGIA 19 OTTOBRE

Il 19 ottobre si è tenuto a Perugia il consiglio comunale aperto, un'assemblea monotematica sul tema del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.
A sostegno del No sono intervenuti anche Marcello Teti del Comitato Popolare Perugia Vota No e Luca Briziarelli responsabile Referendum per la Lega Nord Umbria.

Riportiamo questa cronaca tratta da newtuscia.it
Si è tenuto questo pomeriggio il consiglio comunale aperto sul tema del Referendum costituzionale sul quale gli elettori italiani sono chiamati a esprimersi il prossimo 4 dicembre. Nell’ambito del dibattito si sono succedute sia le posizioni del Si che quelle del No alla modifica della costituzione.

Ad avviare i lavori è stato il Presidente del consiglio Leonardo Varasano che ha ricordato come il consiglio aperto sia stato voluto all’unanimità della conferenza capigruppo su proposta del consigliere Miccioni, con l’obiettivo di offrire alla città un momento ulteriore di dibattito e di riflessione finalizzati ad un voto consapevole.

Quindi hanno preso la parola i due esperti, il prof. Maurizio Oliviero, per il fronte del Si e il Prof. Mauro Volpi per quello del No, entrambi Ordinari di Diritto Pubblico Comparato presso l’Università degli Studi di Perugia.

“I momenti in cui si modifica la nostra carta costituzionale -ha detto Oliviero- impongono una riflessione che ci coinvolge tutti, considerando legittime tanto le une che le altre posizioni. Dobbiamo partire dal presupposto che nessuna costituzione è perfetta e che anche su questa il vero giudizio lo darà l’esperienza storica. Però, se vince il Si ci sarà un cambio di passo.”

Secondo il Prof. Oliviero, il combinato con la legge elettorale di cui spesso si parla non esiste: il 4 dicembre si va a votare per la riforma costituzionale non per la legge elettorale. Al contrario, tra le tante innovazioni della riforma vi è, a suo avviso, l’attribuzione alla corte costituzionale di una competenza straordinaria di controllo preventivo sulle elezioni, che garantisce la legittimità stessa della procedura elettorale.

Altri elementi a favore del Si sono: il superamento del bicameralismo paritario con un accentuazione del ruolo della camera dei deputati, che rappresenta gli interessi dell’intera nazione, da un lato, e il senato che rappresenta gli interessi delle istituzioni territoriali, dall’altro; la ridefinizione del rapporto tra centro e periferia, con un raccordo tra stato e regioni, e l’introduzione di strumenti di partecipazione e di garanzia. Sul secondo punto, il rapporto Stato Regioni, Oliviero ha sottolineato come la riforma del 2001 non ha funzionato. Adesso a sua avviso, lo stato si riappropria di alcuni argomenti fondamentali, come la sanità, materie strategiche che tornano in capo allo stato, rimuovendo difformità e disuguaglianze con una visione unitaria della loro gestione.

“Se vince il Si -ha concluso Oliviero- avremo un paese più veloce.”

Per il Prof. Volpi, invece, molte sono le buone ragioni per votare No.

Innanzitutto perché questa riforma è stata presentata come un atto di indirizzo politico del governo e questo rappresenta un grave errore perché politicizza la costituzione trasformandola in una qualsiasi legge politica e non nella “casa degli italiani”, finendo per legittimare qualsiasi maggioranza politica a farsi la propria costituzione. In secondo luogo perché è scritta male, è incomprensibile. In terzo luogo, gran parte della propaganda del Si insiste sul risparmio che si otterrebbe diminuendo i parlamentari, con affermazioni che il Prof. Volpi ha definito il “punto più basso del populismo qualunquistico”, dal momento che tale risparmio ammonterebbe a 58 milioni di euro, ovvero meno di un euro per ogni cittadino italiano.

Secondo Volpi molti sono i dubbi sulla rappresentatività del Senato, sul ruolo dei Sindaci all’interno dello consesso che dovrebbe rappresentare le autonomia locali. “Finirà -ha detto- che ci sarà una spartizione politica che farà venire meno la partecipazione e la rappresentanza elettiva.”

Secondo Volpi aumenteranno anche le conflittualità con allungamento dei tempi e aumento dei costi, contrariamente alla semplificazione che si vorrebbe ottenere

Critico è stato anche nei confronti della legge elettorale che dà la maggioranza alla minoranza, così come nei confronti degli istituti di democrazia diretta proposti dalla riforma, che ha definito una colossale presa in giro

“La vittoria del No non sarebbe affatto una catastrofe -ha concluso Volpi- ma a chi dice che questa riforma è meglio del niente, dico che la costituzione esistente non è il niente e che con questa riforma la situazione viene peggiorata anziché migliorata, quando si sarebbero potuto avere modifiche dell’esistente sostenute da una larga maggioranza e dal consenso popolare.”

Subito dopo ha preso la parola Francesco Innamorati, Baiocco d’Oro della città di Perugia entrato a far parte del consiglio comunale nel 1946, che si è espresso più sugli aspetti politici che giuridici della riforma e in particolare in dissenso sulle posizioni espresse dal Presidente ANPI Smuraglia.

“Mi ha sorpreso l’uscita di Smuraglia per il No -ha detto- perché l’Anpi ha sostenuto da tempo la diminuzione dei parlamentari e altre misure che sono all’interno della riforma che si va a votare il 4 dicembre.”

Innamorati ha quindi preso le difese di Renzi definendolo il “boy scout rottamatore”, ostacolato dalle vecchie logiche del partito, rappresentate da D’Alema, invitando a votare Si perché, a suo avviso, una sconfitta al referendum intaccherebbe il suo prestigio di riformatore e aprirebbe la strada alla politica conservatrice, anche all’interno del PD.

Michele Guaitini (Associazione Radicali Perugia) si è detto non particolarmente d’accordo con il dibattito in consiglio ritenendo che compito istituzionale del consiglio non è quello di informare né di fare campagna elettorale, ma di indirizzare le linee politiche della città.

Ha espresso la sua posizione contraria alla riforma, ritenendo necessario un suo spacchettamento articolo per articolo. A suo avviso la riforma genererà conflittualità e incertezza, porterà a tener conto più delle istanze di partito che del territorio. Ha quindi invitato il Consiglio comunale a sollecitare il sindaco perché inviti i consiglieri regionali a non farsi eleggere al senato.

Enrico Menichetti (Ordine degli avvocati di Perugia) ha tenuto ad affrontare altri temi della riforma, meno dibattuti ma altrettanto importanti per le ricadute concrete sulla vita dei cittadini. A suo avviso, per la prima volta si introduce in costituzione il principio di trasparenza anche in materia di esercizio delle funzioni amministrative e quello della responsabilità degli amministratori, con una nuova idea di PA a livello costituzionale. Altro argomento è rappresentato dai costi standard sia delle regioni che degli enti locali, che porta ad un’amministrazione di servizi e di risultato e non di atti, così come un altro elemento caratterizzante della riforma è il senato delle autonomie locali, che così potranno entrare nel cuore del procedimento legislativo dello stato con una nuova dignità costituzionale in capo alle autonomie locali stesse e un regionalismo ordinato.

Candido Balucca ha espresso la sua posizione a favore del No, motivandola con il fatto che a suo avviso la riforma è un modo per svendere il paese alla finanza europea e alla guerra e per favorire la riduzione dei salari.

L’Avv. Carlo Pacelli (portavoce del comitato per il No di Ponte san Giovanni) ha sostenuto che la proposta di riforma annienterebbe la sovranità del popolo, inalienabile, che si realizza nel mandato elettorale, nel principio di rappresentanza nelle due camere elettive. A suo avviso si toglie ai cittadini il diritto di poter scegliere, facendoli tornare ad essere sudditi con un presidente del consiglio non nominato, un presidente della repubblica non nominato, un senato non nominato e una camera dei deputati non nominata per due terzi.

Francesco Sorci (Coordinatore Comitato Perugia per il Si) ha, invece, affermato che la riforma rappresenta, grazie allo statuto delle opposizioni, una garanzia per le opposizioni stesse e un riconoscimento importante alle autonomie locali nel rispetto, però, dell’art. 5 della costituzione stessa che stabilisce il principio di unitarietà.

A suo avviso, dal momento che le autonomie locali entrano nel consesso principale della legislazione, si riduce la conflittualità tra il centro e le periferie.

Oscar Monaco (Segretario provinciale Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea) ha definito la riforma una manomissione della carta costituzionale e una contro rivoluzione neo liberista. Il governo che propone la riforma -ha detto- è lo stesso che privatizza la sanità, che privatizza lo stato sociale, che mina la scuola pubblica. Questa riforma vuole mettere in sigillo a queste politiche di distruzione delle politiche sociali e della democrazia.

Fabio Ciuffini (ex onorevole) ha espresso il suo voto convinto al Si ricordando come il bicameralismo perfetto non funzioni e come già dagli anni 70, alla camera, si parlava di modifiche al sistema bicamerale.

Per l’Avv. Siro Centofanti (Ordine degli avvocati di Perugia) non si può scindere la proposta di riforma dalla legge elettorale: il potere legislativo-ha detto- verrebbe a reggersi solo su una camera che, secondo questa legge, vedrebbe un solo partito prevalere con il 54% dei seggi. A suo avviso è una concezione autoritaria dello stato

Marcello Teti (Comitato popolare per il No Perugia) ha definito la riforma un “disegno neo golpista di Renzi e della Boschi e ha affermato che l’obiettivo chiaro da parte delle forze del Si è quello dell’abbattimento della democrazia parlamentare, il superamento della volontà elettorale.

Per Leonardo Caponi (ex senatore), la riforma Renzi non è finalizzata a far funzionare meglio la democrazia ma a ridurre la democrazia, strizza l’occhio a quella cultura che sfocia nell’isteria politica per cui la politica e i politici sono corrotti, le istituzioni sono inutili, per cui meno ce ne sono e meglio è, per lasciare il campo libero alla dittatura del mercato.

Secondo Luca Briziarelli (Responsabile Referendum per la Lega Nord Umbria) si deve personalizzare questo referendum sulla figura del premer Renzi non solo perché da lui è stato fortemente voluto, ma perché la riforma è l’epilogo di un percorso chiaro che ha tradito la nostra attuale costituzione, con politiche come la buona scuola o il job act. A suo avviso essa rappresenta uno spregio delle istituzioni e provocherà ritardi e costi ulteriori.

Al termine degli interventi dei cittadini iscritti, hanno preso la parola i consiglieri comunali, primo tra tutti il consigliere PD Leonardo Miccioni che ha rivendicato di aver richiesto questo dibattito, insieme ai colleghi Pd e Sr, ritenendo di dover dare spazio alla politica ma soprattutto alla società civile. “Questo paese -ha sottolineato- dal 1994 ha chiesto di rivedere la costituzione perché è un paese ingessato che ha necessità di cambiare. Vari tentativi di riforma sono naufragati, se non passa questa riforma il paese resta bloccato nell’attuale sistema costituzionale che è insoddisfacente.”

Per Miccioni il dibattito in consiglio è importante anche per conoscere quale ruolo avranno i Sindaci nel futuro senato, quale sarà il ruolo di Perugia se vince il Si. “Il compito del consiglio -ha detto- è quello di rivendicare il ruolo di capoluogo di regione della città in un senato delle autonomie locali.”

Il capogruppo NCD Emanuele Scarponi ha dichiarato la sua posizione convinta per il Si perchè -ha detto- per vent’anni, all’interno anche del centro destra, si è parlato di riforme, per arrivare al punto in cui siamo oggi, per cui per me oggi è naturale votare Si per favorire la governabilità. Oggi il mondo va veloce -ha concluso e noi dobbiamo essere all’altezza, dobbiamo essere competitivi. Votare No significa perdere il treno del mondo, andare avanti con il freno a mano tirato e morire.”

Anche per la consigliera M5S Rosetti il dibattito in consiglio comunale è fondamentale e rientra nelle competenze stesse dell’assemblea.

“Questa proposta -ha sottolineato- interviene in un momento storico in cui i dati sulla povertà sono in aumento, la disoccupazione è dilagante, i giovani che non studiano e non si formano sono sempre di più e il cittadino non ha la risposta ai suoi diritti fondamentali. La democrazia rappresentativa è in crisi, e non perché preferiscono fare altro anziché andare a votare, ma perché scelgono consapevolmente di non votare perché non si sentono rappresentati e il problema non è la lentezza della burocrazia, del bicameralismo.”

In mancanza di una legittimazione democratica, secondo Rosetti, la riforma costituzionale non prende in minima considerazione strumenti di democrazia partecipativa per stimolare i cittadini ad avvicinarsi alla politica, al contrario si utilizzano tematiche rispetto ai quali i cittadini sono sensibili per far passare la svolta autoritaria del paese.

Dello stesso parere anche il suo collega di partito Pietrelli, che ha affermato di non voler rinunciare alla democrazia della costituzione così com’è.

Al contrario il consigliere Vignaroli si è espresso per le ragioni del Si “perché -ha detto- noi viviamo in un tempo diverso rispetto a quello in cui la costituzione è stata ideata e abbiamo bisogno di istituzioni più elastiche e veloci. E’ necessario dare una scossa a un paese che sono più di trent’anni che non riesce a modificare la propria costituzione, magari non è la migliore riforma ma è l’unica possibile.”

Al termine del dibattito vi è stata la replica del Prof. Volpi e del Prof. Oliviero a sostegno delle proprie tesi iniziali. Volpi ha ribadito sostanzialmente che il bicameralismo non è sicuramente la causa della lentezza dei lavori del parlamento e che lo statuto delle opposizioni non rappresenta una garanzia delle opposizioni, così come, a suo avviso non si può mettere in mano ad un organo non elettivo come il Senato la modifica la legge delle leggi, la costituzione.“Questa riforma -ha concluso- credo che sia un colossale alibi per la politica, soprattutto per la cattiva politica, mentre oggi abbiamo sempre più bisogno di riscoprire la buona politica.”

Per il Prof. Oliviero, invece, il parlamento si deve riappropriare della sua funzione legislativa, sull’esempio di altri paesi dell’Unione Europea, dove su 28 solo due hanno un bicameralismo perfetto. “Ho fiducia -ha concluso- nella maturità della democrazia italiana,”.

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